Rating di legalità e modelli organizzativi 231/2001

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“L’occasione arriva solo a colui che è ben preparato” (Spinoza)

 
La parola “intelligenza” deriva dall’avverbio latino “intus” (= dentro) e dal predicato - sempre latino - “legere” (= leggere, comprendere, raccogliere idee e informazioni riguardo a qualcuno o a qualcosa).
È “intelligente” chi sa guardare dentro le cose, dentro i fatti.

E, se tentiamo di guardare dentro i fatti, non possiamo non notare come il sistema bancario e la pubblica amministrazione siano sempre più sensibili alle imprese con elevati indici di Corporate Social Responsability (CSR).

Rating di legalità e modelli organizzativi e di gestione ex d.lgs. 231/2001 rappresentano, così, strumenti strategici sempre più “intelligenti” per le imprese che intendono beneficiare di un agevole ricorso al credito bancario e di sistemi di premialità nell’erogazione di finanziamenti dalle pubbliche amministrazioni.

Ma di cosa si tratta? Cos’è il Rating di legalità?

Il Rating di legalità è uno strumento innovativo, sviluppato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) in accordo con i Ministeri degli Interni e della Giustizia, che riconosce premialità alle imprese che operano secondo i principi della legalità, della trasparenza e della responsabilità sociale.
Trattasi di un’attestazione rilasciata dall’AGCM e che si traduce nell’assegnazione di un punteggio compreso tra un minimo di una (“★”) e un massimo di tre stellette (“★★★”). Il punteggio base di una stelletta può essere incrementato di un “più” (“+”) per ogni requisito aggiuntivo che l’impresa rispetta; il conseguimento di tre “più” (“+++”) comporta l'attribuzione di una stelletta aggiuntiva.
Il Rating di legalità è stato istituito dall’art. 5-ter d.l. 1/2012, ove si prevede che «[…] del Rating attribuito si tiene conto in sede di concessione di finanziamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché in sede di accesso al credito bancario […]. Gli istituti di credito che omettono di tener conto del Rating attribuito in sede di concessione dei finanziamenti alle imprese sono tenuti a trasmettere alla Banca d’Italia una dettagliata relazione sulle ragioni della decisione assunta».
Con Decreto MEF-MISE 57/2014 e, da ultimo, con Delibera AGCM 15.5.2018, n. 27165, sono stati adottati gli attesi provvedimenti attuativi.
In particolare, si è previsto che possono presentarne richiesta le imprese aventi sede operativa nel territorio nazionale che abbiano raggiunto un fatturato minimo di due milioni di euro nell’ultimo esercizio chiuso nell’anno precedente alla richiesta; ulteriore requisito soggettivo è l’iscrizione nel registro delle imprese da almeno due anni.
Il riconoscimento del Rating di legalità incide sia in sede di finanziamenti da parte delle pubbliche amministrazioni sia in sede di accesso al credito bancario.
In particolare, le pubbliche amministrazioni, nell’erogare finanziamenti, debbono riconoscere alle imprese titolari di Rating di legalità almeno uno dei seguenti sistemi premiali: riserva di graduatoria, attribuzione di punteggio aggiuntivo, riserva di quota delle risorse finanziarie allocate.
In sede di accesso al credito, le banche disciplinano autonomamente  l’utilizzo del Rating di legalità, nonché i suoi riflessi su tempi e costi delle istruttorie e sulle condizioni economiche di erogazione.
In caso di omessa considerazione del Rating, le banche sono tenute a trasmettere annualmente alla Banca d’Italia delle relazioni dettagliate sui motivi per i quali il Rating non ha influito positivamente.
Dall’analisi dei dati aggregati pubblicati annualmente dalla Banca d’Italia, si possono trarre importanti considerazioni.
Nel 2018, le imprese titolari di Rating di legalità finanziate presso il sistema bancario sono state 6.975, in netto aumento rispetto al biennio precedente (4.400 nel 2017 e 3.265 nel 2016).
Nel medesimo anno, la percentuale di imprese beneficiate dal Rating di legalità è cresciuta significativamente, raggiungendo il 48% delle imprese affidate (40% nel 2017, 34% nel 2016).
Vero è che circa 3.600 imprese, pari a quasi il 52% delle imprese affidate, non hanno ottenuto benefici dal Rating, ma in ben 2.112 casi (e, quindi, nel 58,8% dei casi) il possesso del titolo non era stato dichiarato al momento della richiesta.
Afferma la Banca d’Italia nel suo comunicato stampa del 31.12.2019: «I benefici riconosciuti alle imprese si sono concretizzati nella riduzione dei tempi di istruttoria e nell’applicazione di migliori condizioni economiche in occasione della concessione o della rinegoziazione del finanziamento. Per la nuova clientela i benefici più consistenti hanno riguardato la riduzione, oltre che dei tempi, anche dei costi di istruttoria».

Ora, se proviamo a gettare lo sguardo oltre il difficile momento che stiamo attraversando e cerchiamo di “leggere dentro” i dati che abbiamo appena esposto, una conclusione ci sarà ben chiara: il sistema bancario e la pubblica amministrazione sceglieranno di interfacciarsi con imprese rispondenti a sempre più elevati standard di Corporate Social Responsability.
Non a caso, nell’art. 3 Delibera AGCM 27165/2018, il punteggio base di Rating, pari a una stelletta (“★”), viene incrementato di un “più” (“+”) a fronte dell’adozione di un modello organizzativo e di gestione ai sensi del d.lgs. 231/2001, ovvero di codici etici di autoregolamentazione.

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